Il termine nonna deriva dal latino, veniva usato come sinonimo di balia, successivamente stava ad indicare le nutrici del bambino e ancora ad oggi le nonne sono spesso anche le nostre tate, ma non solo, appena aprono bocca diventano le biblioteche con le fiabe più belle e le voci con i consigli meglio accettati.
I loro impegni sono molto diversi da quelli del ruolo precedentemente occupato, quello del genitore, possono viziare di più, dando allo stesso tempo consigli più saggi, molto più precisi e delineati dall’esperienza, eppure, quell’esperienza non cambia la sorpresa di constatare di essere diventata nonna.
“Sembrava accadere solo agli altri, non è un evento che senti vicino” ci dice Annunziata Mele, che a 55 anni da uno dei suoi due figli ha ricevuto il primo di cinque nipoti, ne ha attualmente 71, eppure è stata anche lei una bambina che ascoltava le storie raccontate dalla sua nonna “era piena di premure, molto generosa, anche per il quartiere, voleva risolvere i problemi” una caratteristica che ha passato anche ad Annunziata, che definisce il diventare nonna “provare un amore incondizionato, voler proteggere i propri nipoti da tutto”.
La nonna è stata fin dai tempi più antichi lo specchio dell’epoca passata, portando di essa gli oggetti, le foto, le lettere e molto spesso le idee, confrontano ben tre generazioni, quella dei genitori, la loro e quella dei nipoti, riuscendo a vedere tra le tre quel dettaglio in più “i ragazzi di oggi sembrano molto più chiusi, molto più soli, come se ognuno avesse un mondo suo, però allo stesso tempo hanno più libertà, hanno più opportunità, non devono diventare subito adulti” e i nostri nonni sanno bene cosa significa, loro che in molti casi hanno dovuto affrontare il dopoguerra o la guerra stessa, l’essere nonna aggiunge il sentimento di “non voler far mancare”, un sentimento che porta quelle continue domande da cui spesso siamo anche annoiati, “hai mangiato?” “ti sei fatto male?” “Hai studiato bene? “sicuro che non ne vuoi un’altra fetta?” quel desiderio di fare tutto per non far mai provare fame, freddo o tristezza, o semplicemente ricordarci che c’è qualcuno per cui non saremo mai invisibili, che vuole aiutarci e continuare a guardarci come bambini anche fino ai nostri trent’anni.
Laura Sarli