I Racconti del Presidente: Gennarino

Tra i combattenti dell’Esercito Italiano sul Monte Grappa vi erano i c.d. ragazzi del 1896 e tra questi molti meridionali, in specialmodo napoletani. Gennarino era tra questi, alto, magro faceva il fornaio. In trincea, i napoletani erano bersagliati con offese e contumelie dai commilitoni del nord. In particolare un veronese di nome Pinin, quotidianamente apostrofava Gennarino, “terun”, “puzzi napoletano”, “ti auguro che questi ti facciano fuori”!!

Gennarino, non rispondeva ma continuava a sorridergli. Il Generale napoletano Armando Diaz dette inizio all’offensiva. La resistenza degli avversari fu accanita. Si combatteva all’arma bianca fuori dalle trincee. Il 17 giugno Pinin in uno scontro con un austriaco ebbe la peggio, colpito alle spalle piombò al suolo. Un austriaco sollevò la baionetta per finirlo alle spalle. A due metri di distanza Gennarino ebbe un sussulto, imbracciò il fucile e con la baionetta infilzò l’austriaco al petto. Gennarino non aveva mai ucciso un uomo! Non si perse d’animo, sollevò Pinin e se lo caricò sulle spalle. Attraversò la trincea tra pallottole vaganti, calpestando i morti. Percorse oltre mille metri, fino all’Ospedale di campo. Esausto, depose Pinin su una barella. E si fece medicare una ferita ad un braccio. Prima di svenire, sentì un medico rivolgersi ad una crocerossina “Questo fante ha salvato la vita ad un commilitone. E’ napoletano come me”.

Gennarino fu insignito da medaglia d’oro al valor militare, con questa menzione. “Sprezzante del pericolo, a costo della sua vita, salvava un commilitone da sicura morte e lo portava in salvo”

Era una domenica di primavera del 1950. Gennarino con la moglie Carmela e i tre figli, attendevano il ragù, come di consueto sulle tavole dei napoletani. Ad un tratto, squillò il campanello. Gennarino, infastidito per il giorno, l’ora e … il ragù, aprì la porta, si trovò di fronte un uomo più o meno suo coetaneo. Su una sedia a rotelle con una donna e un ragazzo coetaneo dei suoi figli. “Prego” esordì Gennarino … “Ciao Gennaro”, “Sono Pinin”.

Il povero Gennaro era senza parole, non credeva ai suoi occhi … Arrivò Carmela, la moglie, “Gennà chi è? “Gennaro, in lacrime presentò Pinin alla moglie, che conosceva la storia del Monte Grappa.

Si accomodarono a tavola, tutti insieme davanti al ragù. Si raccontarono trent’anni di vita. Pinin, con gli occhi lucidi si rivolse al figlio: “Gino, esordì, hai davanti un fratello napoletano, grande uomo ma soprattutto, grandissimo italiano”. Da una tasca estrasse un sacchetto di velluto, con un orologio d’oro, prese una mano di Gennaro e con l’oggetto gliela strinse. E aggiunse “Gennaro grazie”.Gennaro, incerto, emozionato riuscì a leggere l’iscrizione sulla cassa dell’orologio “A Gennaro, Monte Grappa 18 giugno 1918”. In lacrime Gennaro si abbassò verso Pinin e lo abbracciò a lungo.

Antonio Lanzaro

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