Dalla fine degli Anni ’60, all’angolo tra il Corso Garibaldi e Via Casanova insisteva una bancarella di frattaglie: trippa, musso, centopelli e varie. Il “Titolare” era un certo Marittiello sopranominato “Marittiello calle e trippa”. Della rivendita eravamo clienti affezionati, infatti, con Genny e Carlo nelle nostre scorribande “alimentari” fatte di pasta cresciute, panzarotti e brodo di polpo, non disdegnavamo il “dessert” da Marittiello.
La sosta alla bancarella era altresì occasione per parlare del Napoli e del totocalcio, passione segreta di Marittiello. Lo stesso, spesso, il sabato sera, mi invitava a formulare insieme la schedina, anzi mi pregava di farla in società. Ed io per “ovvi motivi” declinavo l’invito, provocando nel “nostro” disappunto e meraviglia.
Ebbene un lunedì mattina di febbraio del 1972, come sempre mi recavo al Cinema per la chiusura dei conti settimanali. Una folla incredibile dinanzi al Bar. La bancarella di Marittiello non c’era! Istintivamente pensai al peggio. Mi avvicinai con circospezione e riconosciutomi, alcuni dei presenti, “Dottò Marittiello ha fatto 13 ha vinto 18 milioni. Ero inebetito, non sapevo se ridere o …. piangere. Chissà perché tutti mi abbracciarono. Inconsciamente sostituendomi a Marittiello, offriì caffè e sfogliate a tutti.
Si tenga presente che a quell’epoca la cifra vinta era veramente rilevante. Nei giorni seguenti, con enormi difficoltà dialettiche dovetti convincere molti conoscenti che, purtroppo, non ero in società con Marittiello. Il “nostro” aveva rilevato due macellerie, si era fatto la Mercedes e …. l’amante. Il figlio maggiore viaggiava in moto di grossa cilindrata. Di lui non seppi più nulla e con gli amici rimpiangevamo la bancarella di Marittiello.
Un paio di anni dopo, una sera di primavera, un cliente mi avvicinò. “Dottore, avete saputo di Marittiello?” No, risposi “Non lo vedo dalla vincita”. Purtroppo è fallito, ha fatto investimenti sbagliati, la moglie lo ha lasciato e il figlio sta a Poggioreale”. Ero senza parole, rimasi pensieroso e raccontai tutto ai miei dipendenti che già sapevano.
Estate del 1976, ero all’esterno del Bar e come al solito, mi intrattenevo a parlare del Napoli. D’un tratto un uomo sui sessanta, barba e capelli incolti, vestito dimesso mi guardava e mi sorrideva, non sapevo chi fosse. “Dottore, so Mario, Marittiello calle ‘e trippa, vi volevo salutare”. D’istinto lo abbracciai e lui “le cose non sono andate bene e ho capito adesso perché non volevate entrare in società con me, faceste bene”. Gli offrii il caffè e gli dissi “Mario, ricordatevi che non bisogna mai dimenticare chi eravamo e cosa facevamo; avrete senz’altro un’altra possibilità e sono certo che non sbaglierete”.
Natale del 1976, a casa arriva un cesto di salumi e formaggi con un biglietto “Egregio Dottore, sono commesso in una salumeria, Vi auguro buon Natale e Vi ringrazio per le parole che mi diceste e che non dimenticherò mai” Marittiello calle e trippa”.
Antonio Lanzaro