Lunedì 17 giugno alle ore 16.30 a Palazzo Serra di Cassano sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici sarà presentato il libro di Umberto Aleotti, avvocato, docente universitario, “Nozioni giuridiche fondamentali europee”.
Parliamo di Europa con l’Autore.
Quanta Europa c’è oggi di quella pensata nel manifesto di Ventotene…
Il manifesto di Ventotene è frutto di un’impostazione ideologica specifica, che è quella federalista, finalizzata a realizzare con una costituente, nell’immediato dopoguerra, uno Stato federale europeo sul modello degli Stati Uniti d’America. Questa impostazione, com’è forse noto, non fu seguita dai padri fondatori, che preferirono l’ideologia gradualista o funzionalista, in relazione alla quale l’’unificazione europea doveva al contrario essere conseguita gradualmente, doveva cioè essere innanzitutto economica e riguardare le principali risorse economiche dell’epoca (era il 1951), ossia il carbone e l’acciaio, e successivamente tutti gli altri settori economici e finalmente divenire politica. Il fine ultimo era lo stesso solo che le strade erano diverse. Solo quando avremo realizzato l’Unione “federale” europea, potremo dire che il manifesto di Ventotene avrà avuto piena realizzazione
Qual è il principale mezzo di partecipazione dei cittadini europei alla vita dell’Unione?
Il principale mezzo di partecipazione dei cittadini europei alla vita dell’Unione è senz’altro il diritto di iniziativa normativa (cd. I.C.E.), introdotto dal Trattato di Lisbona del 2007, che consente ai cittadini europei di partecipare direttamente alla vita democratica dell’Unione, avendo il suo esercizio l’obiettivo di invitare la Commissione europea a formulare proposte su argomenti rispetto ai quali almeno un milione di cittadini europei ritengano necessaria l’approvazione di atti normativi. La Commissione europea, come titolare del potere di proposta normativa presenterà il disegno di atto normativo al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione. Una previsione di tenore analogo è contenuta nell’articolo 71 della nostra Costituzione a proposito dell’iniziativa legislativa diretta di cinquantamila cittadini italiani.
Europa dei Popoli o Europa degli Stati?
Fino ad oggi è corretto riconoscere la coesistenza dell’Europa degli Stati e dell’Europa dei popoli, da intendersi collettivamente come cittadini europei. Attraverso il concetto di cittadinanza europea, nato con il Trattato di Maastricht del 1992, si è infatti voluto realizzare un istituto giuridico in grado di unire i popoli europei e in presenza del quale la sovranità statale scompare. La previsione non elimina, ancora, le cittadinanze nazionali ma neppure si sostanzia in una sovrastruttura formale priva di contenuto concreto. Il suo contenuto è costituito dai diritti di cittadinanza europea, tra i quali vi è il diritto di iniziativa normativa prima menzionato, ma c’è anche, ad esempio, il diritto di circolare e soggiornare nel territorio degli Stati dell’Unione, il diritto di elettorato attivo e passivo nelle elezione al Parlamento europeo o il diritto di ricorrere al Mediatore europeo. Il processo di unificazione va inteso come passaggio “graduale” da Europa degli Stati a Europa degli uomini, per usare le parole di Jean Monnet, ecco perché, allo stato attuale, non è possibile considerare l’Unione esclusivamente come Europa dei popoli. Ci arriveremo con il tempo.
Le elezioni europee del 26 maggio ci hanno consegnato una nuova Europa?
Le elezioni dello scorso 26 maggio ci hanno consegnato un’Europa, a mio avviso, più forte. Se vogliamo riferirci per semplicità alla contrapposizione tra sovranisti ed europeisti, ciò che si credeva sarebbe stata una facile vittoria degli euroscettici, si è rivelata in realtà un’aspettativa completamente sbagliata. Circa 4/5 del Parlamento europeo è composto da gruppi politici favorevoli a proseguire il cammino dell’integrazione e se si tiene conto che rispetto a precedenti elezioni europee è andata a votare più della metà degli aventi diritto al voto, che sono circa 400 milioni, appare chiaro qual è la vera portata della tornata elettorale del 26 maggio. La maggioranza dei popoli europei vuole stare insieme e conseguire la meta auspicata dai padri fondatori dell’Unione europea. Il ragionamento, d’altronde, si rafforza quando si osserva che anche dal punto di vista qualitativo il voto si è orientato in questo senso: più voti ai liberali europei (ALDE) e più voti ai verdi, che sono tradizionalmente gruppi politici parlamentari fortemente europeisti. Quindi, direi, da queste elezioni più che nuova Europa, più Europa.
Alessandra Desideri