“La Felicità è la sfida dell’umanità presente, per la sua dignità futura”, con queste parole Zygmunt Bauman ha spiegato la prospettiva dell’essere umano, una prospettiva senza tempo, carica di possibilità e adeguata anche ad una società liquida, come quella postmoderna da lui teorizzata e nella quale annaspiamo. Ed è proprio “la felicità la risposta a ciò che ci consuma”, il fine per sopravvivere a quella società liquida, nella quale le situazioni in cui gli uomini agiscono si modificano ancor prima che i loro modi di agire possano strutturarsi.
Ottime parole per congedarci da un grande del Novecento, che ha mutato pelle nel corso della sua lunga vita più volte, scampando, da ebreo, all’antisemitismo nazista ed a quello sovietico, sopravvivendo, infine, a tutti gli ideologismi del Secolo Breve.
Dopo essersi rifugiato prima in Israele, poi in Gran Bretagna, dove passò gran parte della sua vita come professore di sociologia all’Università di Leeds, alla fine degli anni ‘80 Bauman esplose con il suo pensiero al di fuori della cerchia dei cattedratici, divenendo tra i teorici più conosciuti e coerenti di quello che all’epoca veniva chiamato postmodernismo.
La rottura con il suo passato fu totale: al posto delle leggi del progresso e del materialismo storico tanto care al marxismo (di cui fu fedele adepto), si spalanca un futuro aperto ed imprevedibile che si costruisce in un universo non più ordinato e composto di grandi eventi, ma incerto e frammentario, fatto di singoli episodi non necessariamente legati tra loro.
Così, con Zygmunt Bauman tutte le società di consumatori sono diventate società liquide, “perché tutte le identità possono essere come non essere e tutte le appartenenze possono ingenerare fedeltà o tradimenti arbitrari”, ma in questo quadro estremo nella sua sconcertante realtà, la felicità svolge ancora un ruolo semplice e determinante, essa è il fine concreto a cui tendere, l’obiettivo da raggiungere solo attraverso la presa di coscienza del rischio e il superamento dei problemi, perché: “la vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal destino, e ci si sente persi se aumentano le comodità”.
Ad un mese dalla sua morte, avvenuta il 9 gennaio 2017 nella sua città adottiva di Leeds, il pensiero di Zygmunt Bauman diventa anch’esso, nell’infinito universo di possibilità che si aprono nella società liquida, strumento per raggiungere l’essenziale: la Felicità.
Rossella Marchese