Impreziosito da chiese e palazzi storici, eletto, a suo tempo, per l’ambientazione di un celebre episodio del famoso film “L’oro di Napoli”, il rione di Materdei si colloca come una sorta di simpatico, soleggiato paesino nel cuore del capoluogo campano.
Luminoso, ad un tiro di schioppo dal centro storico cittadino, dalla collina del Vomero e dal lussureggiante bosco di Capodimonte con la sua prestigiosa reggia, può vantare un teatro, ampi, eleganti parchi verdeggianti e piacevoli edifici di inizio secolo scorso, coniugando felicemente isolamento e centralità.
E se è vero, come è vero, che l’uomo è anche frutto delle condizioni che vive e che i luoghi, quindi, modificano in qualche misura gli individui, per la qual cosa basterà già solo pensare alla “freddezza” delle popolazioni nordiche in contrapposizione alla “solarità” dei popoli più meridionali, gli abitanti di Materdei tradurranno certo in qualche modo le peculiarità del loro sito, come simpaticamente tratteggia Edvige Caggiano partorendo con la sua sensibile penna uno scherzo poetico quasi estemporaneo, senza praticamente altra pretesa, pur deliziosissima, che porgere il tenero sapore di un delicato idillio, prezioso perché documentario, ma soprattutto semplice ed amorevolmente affettuoso.
Quelli di Materdei
Quelli di Materdei
coltivano
dietro il loro cancello
un tenero orticello
di frutti prelibati
nutriti da ideali
incontaminati.
Il tempo si è fermato
sopra questa collina
dove tutto
è ancora come prima
e la vita,
con il suo valore,
conserva ancora
tutto il suo sapore.
Rosario Ruggiero