Seduto su un marciapiede, il piccolo Ciro, contemplava con stupore misto a gioia le scarpette da calcio che gli aveva regalato il buon Don Mario, a lui che possedeva a malapena un paio di scarpe.
Aveva dodici anni e trascorreva le sue giornate sul campetto della “Casa dello Scugnizzo” dove la domenica si radunavano ammiratori e compagni per ammirare le sue giocate. Aveva circa sedici anni quando Don Mario gli trovò un posto di cameriere su una nave da crociera: era addetto al riordino delle cabine. Una mattina, la nave aveva attraccato a Barcellona dove erano sbarcati i turisti spagnoli.
La nave avrebbe poi proseguito il viaggio il giorno successivo. Nel riordinare una cabina di prima classe, su un comodino Ciro rinvenne un portafoglio. Conteneva oltre tremila euro e una carta d’identità intestata a Carlos Alarcon, Calle San Josè, Barcellona. Ciro non si perse d’animo, approfittando del giorno libero si mise alla ricerca di Calle San Josè. Trovò una villa sontuosa con un grande parco. All’ingresso chiese del Sig. Carlos, il cameriere gli disse di accomodarsi in giardino ed attendere. Su un campetto di calcio, alcuni bambini rincorrevano un pallone. Per caso, il pallone rotolò tra i piedi di Ciro; di impulso il ragazzo, non riuscì a trattenersi e cominciò a palleggiare: destro, sinistro, testa, spalle, colpi di tacco. I bambini guardavano ammirati. Da un terrazzo, Don Carlos parlava al telefono con un amico e vedeva la scena a bocca aperta. Ebbe la forza di dire al suo interlocutore “Pedro excuciame, aqui està un fenomeno” chiamò il cameriere e gli disse di portare su il ragazzo.
Sorridendo andò incontro a Ciro che timidamente gli porse il portafogli. Don Carlos fece appena caso al portafogli e in buon italiano, chiese a Ciro il nome, l’età e la provenienza. Estrasse mille euro dal portafogli, le mise in una tasca del giubbino di Ciro e gli disse “Ola Ciro, bueno viaje mi amigo “voj a tu casa” a Napoles”; queste ultime parole turbarono Ciro.
Con la fine di settembre, terminate le crociere, Ciro torno a Napoli. Il primo pensiero fu per Don Mario, al quale consegnò i mille euro affinchè ne acquistasse scarpe per i bambini della Casa dello Scugnizzo. A suo padre che lo attendeva a Vico Calce, consegnò gli stipendi guadagnati.
Il mattino seguente, apri la porta del basso e … non credeva ai suoi occhi: in attesa vi erano Don Mario e il Sig. Alarcon.
Furono anni intensi quelli vissuti da Ciro nella Cantera della Società di calcio del Barcellona, coccolato dal Presidente, il Sig. Alarcon che aveva assunto tra l’altro il padre di Ciro come magazziniere.
Il 30 aprile del 2005, il Bernabeu era stracolmo di pubblico, si sarebbe giocato “il clasico: Barcellona – Real Madrid”. In un angolo dello spogliatoio, Ciro si accingeva ad indossare la “camiseta” blaugrana numero 9 del Barcellona. A 20 anni avrebbe esordito nella Liga. Mentre allacciava le scarpette e stringeva i parastinchi, rivedeva il film della sua infanzia: il campetto dello Scugnizzo, le scarpette di Don Mario, i vicoli di Materdei, le pizze di Starita. Con gli occhi lucidi, quasi in trance, entrò sul campo di gioco. Il boato che sentì quando lo speaker urlò il suo nome, lo riportò alla realtà. Con il pallone tra le mani si portò sul cerchio di centrocampo e al fischio dell’arbitro scagliò il pallone lontano verso la porta avversaria, quasi per esorcizzare quel momento.
Il sole di Napoli risplendeva in terra di Spagna.
Antonio Lanzaro