Il diritto di voto alle donne fu il risultato di un lungo e doloroso percorso che, in Italia, accompagnò il processo di unificazione per completarsi, appunto, soltanto nel 1946, ossia dopo la seconda guerra mondiale, la caduta del fascismo e l’avvento della Repubblica.
Non è facile sintetizzare in poche righe almeno due secoli di storia, tuttavia si deve tenere bene in considerazione la circostanza che la grossa spinta all’affermazione del diritto si ebbe allorché alle donne fu riconosciuto il pari diritto di svolgere attività lavorativa.
Complice, in questo, la necessità di dover sostituire gli uomini chiamati in guerra, le donne impiegate nelle fabbriche seppero farsi valere e giungere, così, alle tanto sospirate conquiste politiche.
Dopo la prima guerra mondiale (1919) fu eliminata la potestà maritale e la donna divenne a tutti gli effetti “soggetto giuridico”; l’effetto di tale conquista fu la possibilità di esercitare l’attività imprenditoriale e di accedere alle libere professioni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le donne acquistano il diritto di voto che esercitano nel 1946.
Per la prima volta erano chiamate ad esprimere la propria preferenza nella formazione del Parlamento, ossia dei propri rappresentanti deputati a promuovere ed approvare le leggi utili al funzionamento del paese.
Sebbene si sentisse ancora la soggezione al capofamiglia, che imponeva alle donne di casa di seguire le proprie preferenze, moltissime, invece, sono state le donne italiane che, dalla Resistenza in poi, hanno contribuito alla Storia di questo paese elaborando idee e progetti che hanno cambiato il modo di fare politica, mantenendo la propria coerenza e non sottomettendosi ai potenti di turno.
Senza indulgere alla falsa retorica, sarebbero fulgidi esempi di comportamento da emulare per rigore morale e politico, a dimostrazione che le donne possono svolgere ogni tipo di attività e possono fare politica attiva senza diventare mogli di… compagne di…, ma elaborando un proprio modo di essere che, finalmente, porti a compimento la parità.
Antonella Verde